La Juventus nega l'accesso a due
giornalisti della Gazzetta allo Juventus Stadium. In realtà, poi
emerge la verità, ovvero che si è trattato di una bufala, una delle
tante che la Gazzetta ci ha propinato negli anni. Ci sono delle
regole da rispettare: se non le rispetti, non puoi pretendere un
trattamento di favore solo perchè ti chiami Tizio o Caio. Si chiama
rispetto, uguaglianza parità di trattamento. Capre!!! E' intervenuta
l'Ussi e tutti i media, come pecoroni, sono andati dietro alla
notizia, senza il minimo contraddittorio, ovvero senza provare ad
ascoltare anche l'altra parte, senza un minimo di verifica della
notizia stessa. Del resto, se lo dice la Gazzetta..... Già, proprio
sulle parole espresse da quel quotidiano di colore rosa, mi voglio
soffermare. La libertà di stampa, la libertà e il diritto di fare
informazione sono capisaldi di ogni democrazia. Un conto, però, è
la libertà di informazione; altro è la libertà di deformazione.
Riportare fatti, notizie, ovvero informare è ciò che fa un bravo
giornalista, mentre deformare una realtà o presentarla in modo
distorto se non proprio palesemente errato, è ciò che fa una
perpetua pettegola. Non ricordo l'intervento dell'Ussi per censurare
questo o quel quotidiano (questo o quel giornalista - Gazzetta e
gazzettari in primis), all'epoca di Farsopoli, quando le notizie
venivano create in modo difforme rispetto alla realtà dei fatti,
riportando informazioni parziali, con omissis ad hoc, palesemente e
volutamente incomplete e con una faziosità più becera di quella che
avrebbe potuto utilizzare il gruppo più estremista tra gli ultras.
Tutto questo va bene? Sappiamo ormai che ci sono alcune formulette
magiche per “pararsi il fondo schiena” nel momento in cui si
scrive una notizia. L'ultima, in materia, è quel “Parola più,
parola meno”, che, nel giro di poche settimane, è diventato un
“must” nel giornalismo sportivo (e non solo). Difendere l'operato
di una categoria (quella dei giornalisti) è sacrosanto e lecito,
così come è sacrosanto il diritto di fare informazione. Il problema
sta sempre nel modo in cui si fa questa informazione. Chi ha avuto la
fortuna di vivere la seconda parte del secolo scorso (anche se oggi
paga dazio con qualche acciacco dovuto all'età), è cresciuto con
una certa idea di giornalismo, con penne di spessore, vere e proprie
icone da prendere come esempio. Oggi, ahimè, con la proliferazione
dei social e dei media in generale, dobbiamo convivere con una
pletora di scribacchini a caccia della notizia più eclatante per
avere visibilità, like, “mi piace”, retweet, etc. Che poi la
notizia sia vera o meno, non importa, anzi: più la si spara grossa,
meglio è, perchè si aumenta la visibilità. Basta poi inserire
qualche formuletta magica qua e là, indicare improbabili fonti
provenienti da altre galassie, spacciarsi per sensitivi/medium e il
gioco è fatto. (così come il posteriore è salvo). Ecco che ora
imperversano lo stupore, lo sdegno, l'accusa nei confronti di una
Società, definita, di cortile. E, oltre il cortile c'è un giardino,
col solito nano che a ore di distanza (dopo che tutti gli altri si
sono scansati e quindi è in grado di vedere qualcosa) prende il
mouse per scrivere cose prive di senso e costrutto, senza quindi
averci capito nulla (come spesso accade). In ogni caso, è bene
ricordare ancora una volta che l'accesso è stato rifiutato a due
giornalisti semplicemente perchè non hanno rispettato procedure e
regole, non a tutti i giornalisti della Gazzetta. Del resto, a casa
vostra, fate entrare tutti? E poi, ricordiamoci che ci la fa,
l'aspetti e che, a tirare troppo la corda, si rischia che questa si
spezzi. Se poi volevano a tutti i costi venire a vedere la Juventus,
quei due giornalisti, potevano sempre acquistare il biglietto.......
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