domenica 20 novembre 2016

Ussi, Ussi che oggi bussi, dove fosti fino a ieri, se non a viver con gli struzzi? La Gazza (ladra di verità) colpisce ancora.

La Juventus nega l'accesso a due giornalisti della Gazzetta allo Juventus Stadium. In realtà, poi emerge la verità, ovvero che si è trattato di una bufala, una delle tante che la Gazzetta ci ha propinato negli anni. Ci sono delle regole da rispettare: se non le rispetti, non puoi pretendere un trattamento di favore solo perchè ti chiami Tizio o Caio. Si chiama rispetto, uguaglianza parità di trattamento. Capre!!! E' intervenuta l'Ussi e tutti i media, come pecoroni, sono andati dietro alla notizia, senza il minimo contraddittorio, ovvero senza provare ad ascoltare anche l'altra parte, senza un minimo di verifica della notizia stessa. Del resto, se lo dice la Gazzetta..... Già, proprio sulle parole espresse da quel quotidiano di colore rosa, mi voglio soffermare. La libertà di stampa, la libertà e il diritto di fare informazione sono capisaldi di ogni democrazia. Un conto, però, è la libertà di informazione; altro è la libertà di deformazione. Riportare fatti, notizie, ovvero informare è ciò che fa un bravo giornalista, mentre deformare una realtà o presentarla in modo distorto se non proprio palesemente errato, è ciò che fa una perpetua pettegola. Non ricordo l'intervento dell'Ussi per censurare questo o quel quotidiano (questo o quel giornalista - Gazzetta e gazzettari in primis), all'epoca di Farsopoli, quando le notizie venivano create in modo difforme rispetto alla realtà dei fatti, riportando informazioni parziali, con omissis ad hoc, palesemente e volutamente incomplete e con una faziosità più becera di quella che avrebbe potuto utilizzare il gruppo più estremista tra gli ultras. Tutto questo va bene? Sappiamo ormai che ci sono alcune formulette magiche per “pararsi il fondo schiena” nel momento in cui si scrive una notizia. L'ultima, in materia, è quel “Parola più, parola meno”, che, nel giro di poche settimane, è diventato un “must” nel giornalismo sportivo (e non solo). Difendere l'operato di una categoria (quella dei giornalisti) è sacrosanto e lecito, così come è sacrosanto il diritto di fare informazione. Il problema sta sempre nel modo in cui si fa questa informazione. Chi ha avuto la fortuna di vivere la seconda parte del secolo scorso (anche se oggi paga dazio con qualche acciacco dovuto all'età), è cresciuto con una certa idea di giornalismo, con penne di spessore, vere e proprie icone da prendere come esempio. Oggi, ahimè, con la proliferazione dei social e dei media in generale, dobbiamo convivere con una pletora di scribacchini a caccia della notizia più eclatante per avere visibilità, like, “mi piace”, retweet, etc. Che poi la notizia sia vera o meno, non importa, anzi: più la si spara grossa, meglio è, perchè si aumenta la visibilità. Basta poi inserire qualche formuletta magica qua e là, indicare improbabili fonti provenienti da altre galassie, spacciarsi per sensitivi/medium e il gioco è fatto. (così come il posteriore è salvo). Ecco che ora imperversano lo stupore, lo sdegno, l'accusa nei confronti di una Società, definita, di cortile. E, oltre il cortile c'è un giardino, col solito nano che a ore di distanza (dopo che tutti gli altri si sono scansati e quindi è in grado di vedere qualcosa) prende il mouse per scrivere cose prive di senso e costrutto, senza quindi averci capito nulla (come spesso accade). In ogni caso, è bene ricordare ancora una volta che l'accesso è stato rifiutato a due giornalisti semplicemente perchè non hanno rispettato procedure e regole, non a tutti i giornalisti della Gazzetta. Del resto, a casa vostra, fate entrare tutti? E poi, ricordiamoci che ci la fa, l'aspetti e che, a tirare troppo la corda, si rischia che questa si spezzi. Se poi volevano a tutti i costi venire a vedere la Juventus, quei due giornalisti, potevano sempre acquistare il biglietto.......

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